Storia
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Siamo allennesima (e questa volta clamorosa) crociata della stampa e della televisione contro linternet. Il vero contenuto delle notizie sarà da approfondire... ma a prima vista sembra che si tratti dellincriminazione di alcune (poche) persone in Italia che sarebbero consumatori di materiale pornografico in cui compaiono adolescenti e bambini; e due (due di numero) ne sarebbero anche produttori. Se dopo anni di indagini a tappeto, con tanto di leggi speciali, ci sono così pochi indiziati, mi sembra palese che il fenomeno non abbia quelle dimensioni gigantesche che i grandi mezzi di informazione si sono affannati a dipingere. Nessuno pensa che sia perdonabile il maltrattamento (sessuale o non) di minorenni. Il problema è millenario, cercare di eliminarlo o controllarlo non è una cosa facile. Questa repressione è un piccolo dettaglio fra migliaia di interventi che possono essere necessari per cercare di intaccare loschi commerci (che sono solo un aspetto del problema, e non il principale). Il fracasso che circonda questa notizia, sostanzialmente secondaria, è impressionante (il massimo di evidenza in prima pagina su quasi tutti i giornali e nei notiziari di massimo ascolto in televisione) condita di commenti che, per lennesima volta, tendono a descrivere linternet come la causa o lorigine di un fenomeno che ha tuttaltre radici. Non mi piace fare dietrologia. Ma mi sembra palese che il disegno è un altro: perseguitare, e per quanto possibile censurare, un sistema di comunicazione che è un po troppo libero e quindi dà fastidio ai padroni del vapore. Unoperazione sistematica e continua, che dura da anni, con ogni sorta di pretesti, compresi i più assurdi e con le conseguenze che ben conosciamo. Non è bello che una decina di persone faccia collezione di materiale di quella specie e che due professionisti, a Napoli e a Catanzaro, siano sospettati di insidiare bambini (anche se è noto che ci sono molte più persone, un po dovunque, che fanno cose orribili e non hanno limprudenza di andare a dirlo nellinternet, dove è facile essere acchiappati). Ma è molto più grave che la cosiddetta informazione proposta dai grandi mezzi a senso unico (non solo in Italia) sia così deformata e deformante e non solo su questo argomento. Linternet, usata bene, può essere uno strumento per aprire qualche fessura nella barriera della disinformazione e della manipolazione. Perciò ogni pretesto è buono per cercare di reprimerla. Fra i tanti commenti, proviamo a sceglierne uno (non a caso, perché è in prima pagina sul Corriere della Sera, quindi in una delle posizioni più evidenti di tutta la stampa italiana). Isabella Bossi Fedrigotti scrive cose, in complesso, abbastanza equilibrate (ma naturalmente deformate dal clamore dei titoli). Per esempio che mettendo queste cose sullinternet i malandrini si fanno acchiappare. Ma cè in quellarticolo, come in quasi tutti i commenti (e, viste le leggi che fanno, nella mente di politici e legislatori) una madornale bugia. Dice che è colpa dellinternet perché senza linternet queste decine di spregevoli personaggi nemmeno se le sognavano tutte le foto, le notizie, gli indirizzi... Molto semplicemente, non è vero. Non ho mai visto i materiali di cui si parla (né in rete né altrove) quindi non so quanto devo davvero inorridire o quanto si tratti di qualcuno che ha fotografato la sua bambina nuda sulla spiaggia. Sicuramente cè in giro una mistura di cose innocentissime, che dispiacciono ai bigotti, e di cose davvero orribili. Ma chi ha passato una vita a occuparsi di sistemi informativi non può non sapere che decenni fa, quando linternet non cera o era usata solo da pochi professori universitari, circolavano in un mercato clandestino videocassette con contenuti di tutti i generi, di cui alcuni allucinanti (come persone torturate e uccise). E che fotografie di ogni genere proibito erano in circolazione già nel secolo scorso (non parlo della collezione di fotografie di Charles Dodgson, cioè Lewis Carroll, lautore di Alice nel paese delle meraviglie, che non è mai stata diffusa o commerciata e alla sua morte è stata distrutta per sua disposizione testamentaria). Cera allora, come cè oggi, un mercato per quelle cose; e se cè chi produce quel genere di materiale devesserci più di qualche decina di compratori. Che probabilmente evitano di usare uno strumento un po troppo trasparente come linternet oltretutto messi in guardia da pubbliche campagne sul tema che rimbombano in tutto il mondo da anni. Il fracasso non serve a raggiungere i colpevoli, ma solo a farli stare rifugiati e nascosti in quei mezzi poco visibili o controllabili che usano da più di centanni. Il comportamento dei grandi mezzi di informazione e dei pubblici poteri in queste cose ha tre nomi: ignoranza, ipocrisia e repressione (anche, anzi soprattutto, di chi nulla ha a che fare con il commercio di materiale più o meno osceno). So che è già stato detto, da me e da altri, molte volte. Ma finché lo sconcio della falsa informazione continuerà saremo costretti a ripeterlo. Non sempre condivido le posizioni dei radicali (o lista Pannella o riformatori che dir si voglia) ma questa volta meritano un sincero applauso. Ecco il loro comunicato. Comunicato della Lista Pannella Roma, 3 settembre 1998 Lazione di polizia internazionale compiuta ieri per colpire presunti pedofili che utilizzavano la rete internet, sta determinando in Italia un clima da caccia alle streghe che va denunciato con forza. La spettacolarizzazione dellinchiesta, il rilievo che essa ha avuto soprattutto nel nostro Paese, ha il sapore dellInquisizione e avrà conseguenze rilevanti sulle libertà individuali e sul diritto alla privacy. Si assiste a una inconsulta ed emotiva demonizzazione dellinternet dipinta nellimmaginario degli italiani come strumento di perversione. Stupisce che nessuno lanci lallarme sul modo caricaturale con il quale viene trattata linchiesta, che da un lato produrrà leffetto di ritardare lo sviluppo in Italia del più potente e irrinunciabile mezzo di comunicazione, e dallaltro di scatenare morbose curiosità. Se preoccupa la legge dagli accenti illiberali sul rapporto internet-pedofili è carico di presagi nefasti il fatto che linchiesta napoletana sia affidata a quel pm, Diego Marmo, che inventò il mostro Tortora. Contro ogni attacco alla libertà in rete invitiamo i navigatori telematici italiani a organizzare con noi una vasta mobilitazione. Questo è il comunicato che ha diffuso ALCEI Electronic Frontiers Italy.
3 settembre 1998
Unennesima, clamorosa campagna di terrorismo e disinformazione sullinternet La notizia dellindagine a carico di alcune persone accusate di possedere materiale pornografico ha offerto il pretesto per unennesima, e questa volta massiccia,campagna contro la libera comunicazione in rete; che ha invaso oggi le prime pagine dei quotidiani, per non parlare dellevidenza con cui (ancora una volta) questo tema è ripreso dalle emittenti televisive pubbliche e private. Come sa chiunque abbia approfondito largomento, la pedofilia (e più in generale la violenza, sessuale o non, contro bambini e adolescenti) è un male antico e complesso, profondamente penetrato nel tessuto della società, che non si guarisce né intacca con campagne come questa, né con provvedimenti ipocriti e repressivi come la recente legge per la tutela dei minori. Non da oggi (ma oggi con particolare intensità e clamore) i grandi mezzi di informazione si accaniscono nel ripetere unaffermazione sensazionale quanto falsa: che esista un qualsiasi rapporto strutturale fra la circolazione di materiale più o meno proibito e illegale e le reti telematiche. La diffusione clandestina di videocassette con contenuti talvolta orribili esiste da molti decenni (e per le fotografie da più di un secolo) e non è certo linternet lo strumento più adatto per questo scopo, perché è troppo trasparente e permette un po troppo facilmente di rintracciare i colpevoli (come di perseguitare innocenti, cosa che è già accaduta fin troppo spesso). Queste campagne (come leggi e disposizioni repressive basate sugli stessi pregiudizi) non hanno efficacia alcuna nel reprimere il maltrattamento dei minori, mentre producono un danno enorme alla nostra cultura e alla nostra economia. LItalia è già molto arretrata, nelluso delle moderne tecnologie di comunicazione, rispetto a paesi di comparabile sviluppo economico e sociale. La continua diffusione di notizie deformate e terrorizzanti contribuisce a rallentare lo sviluppo della rete nel nostro paese, con danno per tutta la società civile e in particolare per le nuove generazioni. Queste vergognose manipolazioni hanno un altro pericoloso effetto: favorire forme di censura e controllo della rete che, qualunque sia il pretesto, inevitabilmente si traducono in una repressione della libertà di parola. In breve, censura. Sono il prodotto di due cose perniciose: ignoranza e ipocrisia. Se non di una deliberata intenzione repressiva da parte di chi teme un troppo libero scambio di informazioni e di idee. ALCEI Electronic Frontiers Italy, lassociazione per la libertà nella comunicazione elettronica interattiva, chiede a tutti i cittadini della rete di diffondere il più possibile la protesta e di intervenire con la massima energia possibile su tutti i mezzi di informazione, perché si cominci a capire che non siamo disposti a subire passivamente queste minacce alla nostra libertà. Scusatemi se ritorno ancora sul tema, ma (a parte il fatto che sono furibondo) mi sembra che meriti un altro approfondimento. Non sono in grado di fare una rassegna stampa esauriente, ma anche da un esame affrettato è evidente che non tutti i giornali italiani hanno trattato la faccenda pedofili incriminati (e internet) con la stessa evidenza. Pochi lhanno messa in prima pagina. Fra questi La Stampa e La Nazione, con titoli non molto vistosi e non lunghi svolgimenti (La Stampa dedica una pagina interna allargomento, con toni un po meno catastrofici di altri giornali). Solo due (fra parecchi che ho visto) lhanno sparata come la notizia più importante del giorno ma sono i due quotidiani più diffusi in Italia: La Repubblica e il Corriere della Sera. Il Corriere, oltre a un titolo su cinque colonne in prima pagina, nella posizione di massima evidenza, dedica una pagina allargomento. Ma se dovessimo assegnare il premio per il massimo di isteria e mistificazione va a Repubblica, che non solo spara un titolo fortissimo in prima pagina ma sviluppa il tema in altre due melodrammatiche pagine. (Sarebbe interessante capire perché cè una notevole differenza fra il modo in cui questi argomenti sono trattati nelledizione online di Repubblica rispetto alledizione cartacea... come se ci fosse un conflitto fra le due redazioni). Insomma in questo stridulo coro le due voci più acute (e stonate) sono quelle dei nostri due maggiori quotidiani. Chissà perché. Per un approfondimento vedi anche: Alice nel paese delle ipocrisie La crociata, il macigno e il venticello Linternet, il bambino e lacqua sporca |
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